Esiste il concetto di “crudeltà” nel mondo animale?
In primo luogo, bisogna non confondere crudeltà con aggressività.
Chiunque abbia studiato Antropologia avendo studiato anche Etologia (la scienza del comportamento animale), è a conoscenza, quasi certamente, degli studi di diversi etologi, tra cui Konrad Lorenz (il padre della moderna etologia), Richard Dawkins, Irnaus Eibl-Eibelsfedt, ecc.
La crudeltà è un comportamento che causa “deliberatamente” dolore o angoscia a persone o animali. Il termine, derivato dal latino crudelĭtas, può essere citato come esempio e rappresentazione di spietatezza, disumanità e durezza di spirito. Quindi parlare di crudeltà nel mondo animale è antropomorfismo, ossia, l’attribuzione di caratteristiche e qualità umane a esseri animati o inanimati. L’antropomorfismo influenzi la prospettiva dell’individuo, poiché egli cerca deliberatamente di giustificare gli atteggiamenti degli animali e di spiegarli secondo le proprie conoscenze.
Tra gli animali non umani non ci sono concetti di male o di bene. Non esistono ”concetti”, punto.
L’unico animale che uccide per piacere è l’uomo. Non esistono in natura altra Crudeltà, che non sia umana!
Nel suo libro ON AGRESSION, Lorenz dice che l’aggressione degli animali contro altri della loro stessa specie non significa pregiudizio, ma solo istinto di sopravvivenza, sottolineando che questo non dovrebbe essere preso come un esempio per gli esseri umani.

È comunemente accettato in biologia che, in tutto il regno animale, l’aggressione è una delle forme più diffuse e funzionali di comportamento sociale che alla fine contribuisce alla procreazione e alla sopravvivenza degli individui. Chiaramente, l’aggressione è l’arma comportamentale scelta sia dagli animali che dagli esseri umani per difendere se stessi e la loro prole, assicurarsi cibo e compagni, competere per risorse limitate e mantenere lo status social/gerarchico.
Il comportamento aggressivo è quasi onnipresente nelle specie. Dai moscerini della frutta ai pesci e ai vertebrati inferiori ai primati non umani fino agli esseri umani, praticamente tutti gli animali mostrano aggressività sia all’interno della propria specie che, a volte, diretta ai membri di altre specie.
Il vantaggio del comportamento aggressivo – per esempio nell’accoppiamento – è che solo i più adatti possono trasmettere il materiale genetico alle generazioni future. È un tipo di comportamento aggressivo che è diretto all’obiettivo di ottenere una ricompensa tangibile per l’aggressore (aggressione strumentale o proattiva). Questa forma di comportamento aggressivo è solitamente avviata in risposta a una minaccia percepita, come l’intrusione di un conspecifico non familiare nel territorio o in risposta alla paura e alla frustrazione.
La mancanza di cibo e la diminuzione delle femmine disponibili provocano un aumento dell’aggressività tra il gruppo stesso e anche tra i gruppi rivali. E anche, ovviamente, la difesa del territorio.
Nel 2012, un gruppo di ricercatori ha dimostrato che tutti i mammiferi, rettili, uccelli, anfibi, pesci e alcuni invertebrati hanno emozioni. Gli animali sono come gli umani: provano dolore, paura, piacere.
Il biologo Richard Dawkins, che ha parlato della sensibilità degli animali in diverse occasioni, ha affermato che gli animali non umani possono essere in grado di provare livelli di dolore più intensi di quelli umani.
La capacità di provare piacere, dolore e paura non è esclusiva degli esseri umani. È, infatti, vitale per la sopravvivenza degli esseri di varie specie. Charles Darwin fu uno dei primi scienziati a scrivere sull’esistenza e la natura delle emozioni negli animali.
La favola di Esopo (Favole, VI secolo a.C.) della rana e dello scorpione mostra la vera natura degli animali.
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Solamente l’animale UOMO, può essere CRUDELE, questa è una delle tante caratteristiche che ci distingue dagli altri essere ed è figlia, sappiatelo, del RAZIOCINIO che, al contrario dovrebbe essere la capacità di ragionare, intesa come uso di sani criteri e di buon senso. Ma il buon senso, lo perdiamo tutte le volte che crediamo di dover fare la guerra per avere la pace.